Ma questa notizia, come donna, mi brucia ancora di più: una ricerca di Equileap finanziata dalla Commissione Europea ha stilato una classifica delle società quotate nelle principali Borse Europee per parità tra uomini e donne, basandosi su 19 criteri (tra cui numero di donne impiegate, divario retributivo tra uomini e donne e politiche anti-molestie). Le aziende Italiane hanno una gender equality del 42%. Non male, penserete. Eh, no!
Le altre Nazioni Europee ci superano: la Germania raggiunge il 44%, la Spagna il 46%, la Svezia il 49% e i cugini francesi raggiungono un ragguardevole 52%.
Ma il dato più preoccupante è un’altro: le aziende italiane hanno sì integrato le donne nella propria forza lavoro, ma presentano delle preoccupanti barriere all’accesso ai ruoli dirigenziali: solo il 12% dei capi azienda sono donne e solo il 18% sono dirigenti.
Non esagero quando dico che si tratta di un dato preoccupante: rispecchia un’antica e pericolosa convinzione che vorrebbe le donne relegate a un ruolo di comprimarie nel business.
Ma cosa possiamo fare noi donne per rovesciare queste convinzioni?
Ho già scritto un articolo che parla della mia personale esperienza con il gender gap nel mio settore; credo che la cosa migliore che possiamo fare è mettere in gioco noi stesse e la nostra passione come professioniste, imprenditrici, specialiste, anche utilizzando il web e l’internet marketing per emergere e competere.
Hai mai pensato di abbracciare il cambiamento e presentare la tua professionalità su Internet?Leggi tutto